L’Antica Via rappresenta l’eredità spirituale millenaria del continente di Ipeiros. Nata dalla fusione di numerosi culti arcaici, nel corso dei secoli ha assunto la forma di una religione unificata, in cui convivono le principali divinità delle sue origini. Al centro del pantheon si trova Atheros, il Padre Cielo, che, tramite inganno, ha fecondato Deametra, la Madre Terra, dando così vita agli altri dèi.
La filosofia dell’Antica Via ruota attorno al rispetto della natura e alla ricerca di una vita piena e consapevole, guidata dalle volontà divine. Ogni aspetto dell’esistenza umana è presieduto da una divinità, e i fedeli sono incoraggiati ad abbandonarsi alla guida di tutte loro.
Nella pratica religiosa, non si sceglie un solo dio da venerare: i devoti rivolgono le proprie preghiere a tutto il pantheon, e si appellano a una divinità specifica solo nei momenti in cui la loro intercessione è necessaria. I chierici dell’Antica Via si dedicano principalmente al culto di una divinità particolare, pur riconoscendo l’importanza e la presenza delle altre. Il clero, sebbene presente, non è rigidamente strutturato: esistono solo tre ruoli gerarchici: il Dromos, l'Episkopos e il Consiglio degli Archigos, che rappresenta la massima autorità religiosa.
Nonostante le tensioni religiose, i seguaci dell’Antica Via non vedono nella Luce di Solgrim un nemico
da annientare. Al contrario, molti fedeli considerano Solgrim come una manifestazione parziale o riflessa di Atheros, una sua
espressione semplificata, forse distorta, ma comunque legata all’essenza divina del Padre Cielo.
Questa visione favorisce una certa
tolleranza nei confronti della fede monoteista, anche se non mancano diffidenze e divergenze dottrinali.
Tuttavia, il clero di Bellathor, dio della guerra e del conflitto, adotta una posizione ben più radicale. I suoi sacerdoti vedono
nella Luce di Solgrim un culto folle e pericoloso, che minaccia l’equilibrio dell’Antica Via e il rispetto dovuto al pantheon intero.
Di conseguenza, non solo rifiutano qualsiasi conciliazione, ma promuovono apertamente il conflitto con i fedeli di Solgrim, ritenendolo un dovere sacro.
Simbolo sacro: Una saetta avvolta da una corona di nubi
Aetheros è il primo tra gli dèi, padre del pantheon e signore dei cieli. Sovrano della luce e del fulmine, la sua figura domina la religione dell’Antica Via
come origine di ogni divinità e forza ordinatrice del mondo. Secondo il mito, fu lui a fecondare Deametra, la Madre Terra, mentre questa giaceva addormentata,
generando così gli altri dèi del pantheon.
Viene rappresentato come un uomo imponente, muscoloso e barbuto, con occhi che brillano di pura energia elettrica e saette sempre pronte nella mano destra, ed il potente Scettro dei Sette Cieli nella sinistra.
La sua voce, si dice, risuona come il tuono tra le montagne, e la sua volontà è ineluttabile come un temporale estivo.
Aetheros è un dio giusto ma vanitoso, convinto del proprio diritto divino a governare sopra tutti. È benevolo verso i suoi fedeli,
ma non tollera insubordinazioni o mancanza di rispetto: il suo amore si guadagna, la sua ira si teme.
Il clero di Aetheros è tra i più influenti dell’Antica Via. I suoi sacerdoti ambiscono al potere e alla guida spirituale delle comunità,
vedendo sé stessi come strumenti attraverso cui il volere del Padre Cielo si manifesta. Sono spesso promotori di progresso, organizzazione
e protezione, favorendo la costruzione di infrastrutture, templi e centri civici. La loro missione è guidare gli altri, non solo con parole,
ma con esempio e azione, elevando le comunità attraverso l’ordine e la forza.
Simbolo sacro: Un grappolo d’uva intrecciato con radici e spighe
Daemetra è la Madre Terra, colei da cui tutto nasce e tutto ritorna. È la divinità della fertilità, dell’agricoltura e della vita
che cresce silenziosa, ma anche della cura, dell’accoglienza e della memoria ancestrale del mondo. Secondo il mito, fu Aetheros a
fecondarla mentre ella dormiva, generando così tutti gli dèi. Daemetra ama profondamente i suoi figli divini, ma porta nel cuore un
profondo rancore verso Aetheros, colpevole di averle rubato la scelta e la libertà.
Nonostante ciò, Daemetra è una dea cordiale e caritatevole, vicina ai deboli ed ai viandanti
e a tutti coloro che vivono dei doni della terra. Disprezza l’arroganza e l’abuso di potere, e
non perdona chi si approfitta degli innocenti o dei bisognosi.
A lei si rivolgono le preghiere per il raccolto, il clima favorevole, la guarigione e la protezione della famiglia. È venerata in
modo particolare durante i cambi di stagione, con riti che celebrano il ciclo della vita e della rinascita.
Il clero di Daemetra è composto da sacerdoti e sacerdotesse dediti alla cura della terra, degli animali e dei bambini, custodi
dell’equilibrio naturale e della saggezza antica. Vivono spesso in comunità rurali o in piccoli templi immersi nella natura, dove
educano, guariscono e coltivano, insegnando il rispetto per tutto ciò che vive e cresce. Il loro motto è semplice: "Nutrire è sacro quanto combattere."
Simbolo sacro: Una maschera perlacea sovrapposta a una luna nera
Nyxira è la dea del buio sacro, del velo della notte e del passaggio verso l’aldilà. Figlia riservata e misteriosa di Aetheros e Daemetra,
si racconta che, appena nata, si sia ritirata tra le ombre, evitando ogni contatto con gli altri dèi. Compare raramente, come un sussurro nel
silenzio, e anche le altre divinità conoscono ben poco di lei.
È rappresentata come una dama alta e sottile, avvolta in una veste nera trapuntata di stelle, come se indossasse il cielo notturno stesso.
Il suo volto è nascosto da una maschera perlacea, dietro cui nessuno ha mai visto cosa si cela. Il suo corpo è ornato da gioielli color pece,
che riflettono la luce come occhi nel buio.
Nyxira non parla spesso, e quando lo fa, le sue parole sono lente, dolci e inesorabili come il tempo. Si dice che accompagni le anime nel
loro ultimo viaggio, guidandole silenziosamente nel grande abbraccio della notte eterna, dove il sonno e la morte si intrecciano.
Il clero di Nyxira è composto da individui discreti, vestiti di scuro e sempre misurati nei gesti e nelle parole. Non cercano la gloria né
la riconoscenza: servono la dea nel silenzio, onorando la notte come momento sacro di riflessione, di sogno e di chiusura del ciclo vitale.
Disprezzano profondamente la non morte, che considerano una profanazione del naturale fluire dell’esistenza, e talvolta sono i primi a
combattere contro negromanti e spiriti inquieti.
I loro riti si svolgono sempre al calar del sole, tra candele tremolanti e canti sussurrati, onorando l'oscurità non come vuoto, ma come
grembo del mistero e della rinascita.
L'occhio onirico accompagnato dalla luna e dal numero tre rappresenta la base della manica Onirica attraverso cui è possibile viaggiare nel reame dei sogni.
L'occhio onirico accompagnato dalla luna e dal numero tre rappresenta la base della manica Onirica attraverso cui è possibile viaggiare nel reame dei sogni.
L'occhio onirico accompagnato dalla luna e dal numero tre rappresenta la base della manica Onirica attraverso cui è possibile viaggiare nel reame dei sogni.
L'occhio onirico accompagnato dalla luna e dal numero tre rappresenta la base della manica Onirica attraverso cui è possibile viaggiare nel reame dei sogni.
L'occhio onirico accompagnato dalla luna e dal numero tre rappresenta la base della manica Onirica attraverso cui è possibile viaggiare nel reame dei sogni.